Chi segue la dieta vegana per motivi salutistici ritiene che gli alimenti di origine animale non siano necessari se non dannosi all'organismo, ritenendo una dieta priva di carne sia tendenzialmente più sana, sia per la natura dei derivati animali in sé, sia per le moderne metodologie di allevamento, che fanno largo uso di prodotti chimici durante varie fasi del ciclo di produzione.
Seguendo i risultati di alcuni studi epidemiologici si considerano gli alimenti di derivazione animale all'origine di larga parte delle cosiddette malattie del benessere, come le patologie cardiovascolari, il diabete, l'obesità, alcuni tipi di cancro, ecc. Altre motivazioni possono essere la bioaccumulazione negli animali, al vertice della catena alimentare delle sostanze tossiche e inquinanti presenti nell'ambiente, la presenza nei prodotti animali dei farmaci antibiotici e delle sostanze anabolizzanti dei mangimi, lo studio comparativo del sistema digerente umano rispetto a quello onnivoro o frugivoro
Le motivazioni che possono spingere a seguire regimi alimentari vegetariani non si limitano comunque solo a criteri salutistici, ma possono coinvolgere anche aspetti etici, ecologici o spirituali, e più spesso le diverse motivazioni si combinano tra di loro.
Le diete vegetariane mal pianificate possono essere carenti di nutrienti quali proteine, ferro, zinco, vitamina B12, calcio, acidi grassi omega-3, retinolo (vitamina A), vitamina D, riboflavina (vitamina B2) e iodio.[1][2] I vegani possono avere deficit marcati di vitamina B12 e calcio.[2] Tuttavia, tali fabbisogni nutrizionali possono essere soddisfatti con diete vegetariane e vegane accuratamente bilanciate, adatte ad ogni stadio della vita, inclusa la gravidanza, l'allattamento, l'infanzia, e adolescenza.[1]
Critiche agli alimenti di origine animale [modifica]
Carne [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Carne#Critiche al consumo di carne.
Nel particolare è considerata dannosa la carne: un consumo di carne (rossa, bianca, di pesce) sarebbe la causa principale o il fattore scatenante di molte malattie. In particolare viene evidenziato il rapporto tra consumo di carne e tumori, e alcuni studi medici e scientifici sembrano confermare questo collegamento. Tuttavia altri studi, sembrano contraddire tali assunti.[senza fonte]
Pesce [modifica]
La rinuncia al pesce, alimento generalmente considerato più salutare della carne, viene spesso dettata dal crescente inquinamento delle acque, e in particolare dalla presenza di mercurio. Anche l'intensificazione della pesca ed il parallelo impoverimento e stress della fauna acquatica sono elencabili tra i possibili motivi di rinuncia del pescato quale alimento[3][4].
Latte e latticini [modifica]
Le critiche al consumo di latte e di prodotti caseari si concentrano prevalentemente su due temi:
in primo luogo alcuni nutrizionisti considerano il latte, ed in particolare quello vaccino, un alimento di difficile digeribilità, scarsamente adatto al consumo umano. Si calcola che un numero di neonati tra lo 0,5% ed il 4% del totale manifesti segni di intolleranza alle proteine del latte, che a volte diventano vere e proprie allergie.
Si calcola che oggi, in Italia, circa un terzo degli italiani sia intollerante al lattosio (uno zucchero disaccaride)[senza fonte]: è da notare tuttavia che la capacità di digerire il lattosio negli adulti è dovuta ad una mutazione genetica relativamente recente nella storia della razza umana, diffusasi grazie alla selezione naturale principalmente nelle popolazioni dedite alla pastorizia e all'allevamento, soprattutto in Europa e alcune migliaia di anni più tardi in Africa orientale, in altre regioni del mondo (es la Cina) la percentuale di adulti non in grado di digerire il lattosio può arrivare ad essere anche superiore al 90%, per mere motivazioni genetiche ed indipendentemente dalla dieta[5].
Sono stati inoltre evidenziati legami tra consumo di latte e diabete giovanile, malattie cardio-vascolari (per l'elevata quantità di grassi saturi), e la presenza di tracce di antibiotici, ormoni e pesticidi.[senza fonte]
in secondo luogo le critiche si appuntano sulla filiera di produzione del latte, che è identica a quella della carne: acquistare del latte, soprattutto se non biologico, vuol dire contribuire allo sfruttamento intensivo degli animali.
Inoltre il latte è considerato da alcuni vegani un vero e proprio "usuraio", poiché presterebbe un po' di calcio, ma, alla fine, ne consumerebbe più di quello che dà. Le proteine del latte, sommate a quelle provenienti da carne e pesce, costringerebbero l'organismo a sottrarre calcio all'osso per poter provvedere al loro smaltimento[6].
Caratteristiche delle diete vegetariane [modifica]
Le diete vegetariane escludono alcuni o tutti gli alimenti di origine animale, ad esempio carne e pesce, uova, latte e latticini, e talvolta anche alcuni prodotti ottenuti in altra maniera dal mondo animale come il miele.
Non tutti seguono gli stessi criteri, mentre alcuni possono essere più o meno "flessibili", alcuni intraprendono regimi alimentari più stretti: i granivori mangiano solo cereali, i frugivori o fruttariani soltanto frutta e i crudisti mangiano alimenti totalmente crudi (per conservare le proprietà nutritive degli stessi).
Essendo regimi che puntano a un'alimentazione nel rispetto dell'ambiente e della salute, si preferiscono cibi provenienti da coltivazioni biologiche e biodinamiche, non si fa uso di nessun prodotto raffinato, e si fa utilizzo estensivo di prodotti ricavati dalla soia (come tofu e tempeh)[senza fonte], e vi è spesso l'introduzione di alimenti particolari e di uso non comune come shoyu, soba, seitan, tè bancha, natto, alghe alimentari, daikon, gomasio, umeboshi, shiitake, arrow-root, kuzu, miso, azuki, mochi, patate taro, molto uso di semi di girasole, semi di sesamo, semi di lino, tahin, germogli consumati preferibilmente crudi, cereali antichi come kamut e farro, uso di dolcificanti naturali come lo sciroppo d'acero, il malto, il succo d'agave, l'amasake, tutti prodotti che si rifanno allo stile dell'alimentazione macrobiotica, cercando se possibile di rispettare anche gli andamenti della natura consumando prevalentemente prodotti di stagione.
Non solo la qualità del cibo ma molti curano anche tipo e tempo di cottura, l'uso della fiamma, della pressione e del sale, come del caffè, dell'alcol per massimizzare l'assimilabilità dei micronutrienti quando necessario.
Dibattito e studi sulle diete vegetariane [modifica]
La posizione dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulle diete vegetariane è che devono essere attentamente pianificate, per evitare carenze di nutrienti. Tale posizione è espressa in varie pubblicazioni, soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione nell'infanzia [7][8]. La FAO nel 2003 ha pubblicato, nelle tabelle di conversione calorica degli alimenti, dei fattori di conversione[9]: nelle diete ad alto contenuto di fibre come quelle vegane-vegetariane l'apporto calorico delle proteine è di circa il 10%[10], che per alcuni potrebbe risultare inadeguato.[11]. Sebbene solo una minoranza di persone segua una dieta vegetariana per motivi salutistici[senza fonte], è importante sottolineare che negli ultimi anni è stato riaffermato dall'American Dietetic Association e dai Dietitians of Canada, due delle più autorevoli società nutrizioniste, che le diete vegetariane e vegane ben bilanciate non soltanto sono salutari e adatte ad ogni ciclo vitale, ma addirittura aiutano a prevenire l'avanzata di molti tipi di patologie, tra cui cancri e tumori[12]. Da sottolineare che chi è in trattamento anticoagulante, con farmaci tipo warfarin, dovrebbe monitorare attentamente il consumo di vitamina K, introdotta principalmente con i vegetali, in quanto annulla gli effetti del farmaco.[13]
Il dibattito sull'appropriatezza della dieta vegetariana rimane comunque aperto, anche se sembra soprattutto legato a questioni etiche e culturali che non ad indicazioni nutrizionistiche vere e proprie[senza fonte].
L'equilibrio dei nutrienti [modifica]
L'equilibrio dei nutrienti è il punto più controverso secondo i critici. Secondo alcuni studiosi la dieta vegana è sbilanciata nell'apporto di macro- e micronutrienti e non sembra possibile (a differenza della dieta vegetariana) ottenere in alcun modo un apporto di nutrienti corretto[senza fonte]. Secondo altri studiosi, e naturalmente secondo i vegani, questo è vero solo se la dieta è disordinata e poco varia, e quindi un vegano dovrebbe essere al corrente delle carenze a cui potrebbe incorrere e dovrebbe comportarsi di conseguenza[senza fonte]. Vi sono diverse opinioni in merito ad una scelta alimentare vegana, ma non vi è tuttora una posizione unanime nel mondo scientifico. Le critiche alla dieta vegana riguardano le insufficienze alimentari che una dieta del genere comporterebbe, vere o presunte, come l'apparente carenza di alcuni importanti principi nutritivi che l'alimentazione carnea fornisce in dosi sufficienti[senza fonte]: proteine, ferro, e alcune vitamine. I vegetariani rispondono con l'elevata presenza di questi principi in alimenti come i legumi (soprattutto la soia), i germogli e i cereali. Effettivamente, se la dieta è comunque varia ed equilibrata, il problema sembra legato all'assimilazione più che alla carenza di queste sostanze. In particolare il ferro contenuto nei vegetali (in particolare i legumi) è molto poco biodisponibile a causa di diversi fattori che ne impediscono l'assorbimento. [senza fonte].
Gli alimenti vegetali hanno un elevato contenuto di cellulosa, che non può essere assimilata da animali con apparato digerente monogastrico (come appunto gli esseri umani) e che rende più difficoltoso l'assorbimen