Una volta il portinaio di casa mia ammetteva candidamente che cacciava i gatti randagi e che se li mangiava. In montagna ho conosciuto un contadino che diceva di mangiare cani e di cui decantava il gusto prelibato della carne. Ricordo che lo trovai scandaloso e fu tutto un coro unanime di sdegno anche da parte degli altri. Ma è paradossale accorgermi, ora che sono vegano, come vedo tutto ciò sotto tutt'altra luce. Perché oggi gli onnivori che mangiano bistecche, cosciotti di pollo o maiale, conigli, agnelli o il ragù di cervo e capriolo mi fanno esattamente lo stesso effetto di quel contadino e portinaio. Dovrei allora giudicare tutte le persone con lo stesso metro con cui giudicai costoro? Allora dovrei chiudermi in me stesso col cruccio e risentimento praticamente verso quasi tutti che conosco (cosa che infatti alcuni vegani pare facciano...). Mi sembra più intelligente a questo punto scegliere la via più positiva. Quella di non denigrare i mangia gatti o mangia cani come se fossero dei criminali, ma guardare anche a loro allo stesso modo con cui percepisco tutti gli onnivori: persone con cui sono in disaccordo ideologico, che sotto certi aspetti ritengo non hanno ancora sviluppato una certa sensibilità, ma con cui, per il resto, posso andare d'accordo, con cui anzi possono trovarmi anche meglio che con certi veg. La prossima volta che mi chiederanno perché non mangio carne, invece di dilungarmi su questioni etiche, filosofiche, ecologiche, ambientali, salutiste, risponderò semplicemente che non lo faccio per la stessa ragione per cui la stragrande maggioranza della gente non mangia il proprio cane o gatto.