"..conviene mangiare biologico oppure no...grazie.."
Conviene? Direi proprio di no.
Per quanto mi riguarda ci sono DUE tipi di cibi:
Esiste il cibo nocivo, quello animale.
Esiste il cibo utile, quello vegetale.
Questo è il primo concetto.
Poi nel cibo vegetale possono esistere delle particolarità.
Faccio notare soltanto due cose del cibo biologico. Prima cosa, sicuramente costa di più, quindi, sicuramente NON conviene da un punto di vista economico.
Secondo, spesso l'unica differenza tra il "normale" e il biologico è che nel normale hanno messo concimi "normali", mentre nel biologico è stato utilizzato il letame o cose del genere...
Quindi, su certi aspetti, pochi "rischi" di certe malattie sul normale, FORTI rischi di certe malattie, che provengono dagli allevamenti, nel biologico...
Questo, per scrivere in estrema sintesi...
In ogni caso, generalmente io NON cerco gli alimenti biologici... si da però il caso che il latte di soia, al cioccolato, che utilizzo (Eurospin 1.19€/lt) sia certificata proveniente da agricoltura biologica, e anche il cioccolato e lo zucchero di canna utilizzato è biologico.
Ma è un prodotto che avrei utilizzato comunque (indipendentemente dal fatto che sia biologico), inoltre, cosa in effetti strana, il latte di soia "normale", cioè non biologico, non è che costi molto di meno (mi sembra 10 centesimi di meno, ma non è "aromatizzato").
http://scienzaesalute.blogosfere.it/2011/06/batterio-killer-lazienda-produttrice-dei-germogli-incriminati-era-bio.html
"...I germogli di soia sarebbero la causa scatenante del batterio killer che sta tuttora seminando il panico nel Nord Europa.
Un grande smacco per i salutisti, soprattutto dopo che si è diffusa la notizia che una delle aziende che produceva i germogli nella Bassa Sassonia, la Gärtnerhof di Bienenbuttel, chiusa tempestivamente, era certificata bio.
La domanda sorge spontanea: non ci possiamo fidare neanche più dei prodotti biologici?
Roberto Defez, biotecnologo del Cnr, spiega al Corriere:
"Non basta appiccicare il bollino "bio", per dire che è un prodotto è coltivato secondo logiche puramente naturali: a volte il solo fatto di non utilizzare fertilizzanti sintetici, ma concimi naturali, autorizza le aziende a definire le loro verdure "bio", ma è tutta la filiera che deve essere "bio"".
Si teme, infatti, che i semi dei germogli provenissero da altre coltivazioni che hanno presumibilmente utilizzato letami "inquinati" dal batterio.
"...il mais biologico è geneticamente modificato: il vero mais non esiste più da 300 anni, le sue pannocchie avevano granbi rotondi su pannocchie di pochi cm ad alto contenuto d'acqua, le sberle da 40 cm fitte di grani asciutti e quadrati (niente spazi interstiziali) sono frutto di incroci mirati."
Tu fai degli errori e ti confondi sul termine "geneticamente modificato". Esiste anche un "evoluzione" dei prodotti vegetali, più o meno voluta, questa è una cosa "normale" e non preoccupa.
A volte si è COSTRETTI a modificare i vegetali in qualche modo... leggi ad esempio questo link
http://www.acquabuona.it/agronomo/annonove/storiafillossera.shtml
"...Ma il vero passaggio risolutivo si ebbe quando si comprese che la immunità radicale sviluppata da alcune specie americane poteva essere utilizzata per costruire una pianta bimembra con piede americano ma apparato vegetativo e riproduttivo europeo. Di qui la ricerca delle varietà americane più affini all'innesto e di quelle maggiormente tolleranti al calcare a cui la vite europea era molto resistente. Un immenso lavoro si compì in quegli anni che videro intere regioni viticole ricostruite con le nuove barbatelle bimembre. La viticoltura conosciuta da tutto il mondo antico, medievale e dell'epoca dei lumi era scomparsa per sempre. Nasceva la nuova viticoltura...."
Se il mais di oggi è diverso da quello di 300 anni fa NON è un problema... il problema è un altro.
Recentemente vengono "costruiti" dei tipi di mais e di soia resistenti a particolari pesticidi (e brevettati), ma con tecniche che non si sa che conseguenze possano avere per il futuro... Ma non sono, ad esempio, coltivati in Italia.
Non "confondiamo" e non facciamo di ogni erba un fascio.